Irene Serini

Abracadabra – incantesimi di Mario Mieli

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ABRACADABRA – incantesimi di Mario Mieli è anche un libro pubblicato da Asterisco Edizioni

MARIO MIELI CHI?
Mario Mieli, fu un intellettuale italiano, ribelle al punto di suicidarsi all’età di 30 anni.Fu: uomo, donna, poeta, filosofo, attore, militante, visionario, drogato, frocio, poliglotta, ricchissimo, narcisista, alchimista e ladro improvvisato. Fu insomma colui, e colei, che riuscì a racchiudere in sé il senso bruciante dei contrari che si uniscono.
Dimostrò fin dalla più tenera età un’intelligenza e una vitalità erotica fuori dal comune.L’ aneddotica si spreca: scherzi telefonici alla vicina di casa, sfide a braccio di ferro con la nonna, tentati sconfinamenti al di là del muro di Berlino, tentati parricidi più o meno consapevoli, ruberie di vario genere tra cui gli elegantissimi vestiti della madre e i gioielli di zie altrettanto preziose, viaggi a Londra e Casablanca, innamoramenti a gogò, carcere, clinica psichiatrica, coprofagia e chi più ne ha meglio è.
Mario Mieli è indifendibile.
Eppure, contemporaneamente, fu anche la prima persona nel nostro Paese, che non ebbe timore di scrivere: tutti gli uomini sono donne e tutte le donne sono uomini.
Sembra un incantesimo.È invece una delle tante frasi magiche racchiuse nel suo saggio di filosofia morale che Einaudi pubblicò nel 1977 e Feltrinelli ripubblicò 40 anni dopo: Elementi di critica omosessuale.
Un saggio dal titolo settario.In cui però Mario Mieli, oltre a indagare la sessualità di ognuno di noi, a prescindere dai reciproci orientamenti, inneggia al femminile come a una forza che riguarda tutti, e che se espressa con la stessa intensità e riconoscibilità del maschile, farebbe evolvere ogni donna e ogni uomo, ampliandone il comportamento ed il pensiero.
Un testo che è anche il primo mattone su cui si fondano i gender studies. Un approccio all’identità collettiva in termini di genere e orientamento sessuale, non più votata a una divisione tra maschile e femminile, tra uomo e donna, tra gay ed etero, ma ad un’unione in ognuno di noi di queste forze contrarie. Mario Mieli riesce, con i suoi enormi mezzi intellettuali, visionari, e ironici, a fare un volo schizofrenico, e vedere le infinite possibilità dell’essere umano e delle sue rappresentazioni d’amore. Eros e Thanatos. Eros come risposta creativa a Thanatos.

PERCHÉ?
Perché a dispetto di pubblicazioni di pregio e di una vita indimenticabile, non lo conosce nessuno.
Certo, dire così è impietoso, eccessivamente severo, quindi falso?
Vero è, che in Italia quei pochi che lo conoscevano lo hanno rapidamente dimenticato. La tendenza è quella di ghettizzarlo all’ambiente LGBT. Mario Mieli fu in effetti, tra i fondatori del FUORI! (movimento e rivista a cui collaboravano anche Fernanda Pivano, Corrado Levi ed altri nomi noti), scrisse Elementi di critica omosessuale, si definiva pubblicamente gay e pubblicamente si batteva per la libertà d’amore di ognuno. Rileggendolo oggi però, edulcorando l’ approccio comunicativo provocatorio in uso negli anni ’70, si scopre un pensiero valido e ancora innovativo per tutti, al di là dei reciproci orientamenti.
Mario Mieli viene studiato nelle università americane, inglesi, francesi e tedesche.

ABRACADABRA – incantesimi di Mario Mieli [un percorso a tappe]
Abracadabra – incantesimi di Mario Mieli è quindi un percorso teatrale diviso in tappe, chiamate studi, che indaga il pensiero e la vita di un intellettuale italiano conosciuto principalmente all’estero. La peculiarità dell’indagine di Mieli che ha come perno un’identità di genere e una sessualità in movimento, ci ha costretti ad una trasformazione continua anche in scena. Da questo l’idea di un percorso a tappe. Non si tratta in sostanza di momenti di esibizione che sfoceranno un giorno in uno spettacolo compiuto, ma di studi che sono essi stessi lo spettacolo. Ogni studio infatti, tocca luoghi di pensiero e intimità diversi, in maniera diversa. Il progetto è composto da cinque studi teatrali e un docufilm. Ogni tappa è indipendente e autonoma rispetto le precedenti, nessuno degli studi si propone di fare la biografia di Mario Mieli, o di indagare il suo pensiero in termini nostalgici , quanto piuttosto di utilizzarlo come chiave per indagare il presente.
I primi tre studi esprimono ad ampio raggio quello che fu il pensiero di Mieli. Vanno alla radice di tre domande poste negli ultimi anni nell’ambito della filosofia morale e degli studi di genere:
Cos’è l’identità? Chi la determina? A cosa serve?
In scena vi si trova un folle lucido dall’identità indefinita, che evocando Mario Mieli scopre il legame tra identità e rappresentazione. Riscoprendo però anche la formula del teatro antico. Il pubblico infatti è disposto in cerchio e partecipa alla messa in scena in maniera anomala rispetto a quella indotta dalla prospettiva frontale.
Dal momento che il progetto Abracadabra – incantesimi di Mario Mieli si propone di indagare in termini metaforici la geometria dello spazio, con l’intento di scoprire nuove geometrie possibili nel cervello, con il quarto studio si passa dalla dimensione circolare a quella triangolare, e dal monologo al dialogo. Due sono infatti i personaggi in scena e vanno ad affrontare più specificatamente i legami tra identità di genere ed economia. Le domande da cui partire in questo caso sembrano scontate rispetto alle precedenti, ma hanno buone radici in campo filosofico:
Quanto costa essere se stessi? Come facciamo a ritrovarci nel supermarket dei sessualismi? Che legame c’è tra i soldi e una certa forma di godimento nell’utilizzarli?
In scena si trovano due attrici, con un naso da clown che cercando di togliersi quella specie di addobbo posticcio dal naso, entrano nei difficili meandri di ciò che è reale e ciò che invece solo sembra esserlo. Nel quarto studio si dialoga anche con un’altra forma d’arte presente in scena: l’illustrazione e l’animazione. Il moto perpetuo delle immagini animate, porterà il pubblico in una dimensione da una parte illusoria e dall’altra illuminante rispetto al pensiero espresso da Mario Mieli.
Il quinto e ultimo studio teatrale deve ancora compiersi, indagherà i legami tra identità di genere ed educazione infantile. Ci occuperemo in sostanza dell’educazione del bambino e della bambina, scoprendone differenze e similitudini. Chiedendoci questa volta:
A cosa veniamo educati? Sulla base di cosa veniamo legittimati ad educare gli altri?
Per essere compiuto questo quinto studio, a differenza dei precedenti, passerà attraverso una fase di workshop con persone trasversali tra loro in termini di età. Faremo deflagrare ogni geometria precedente, passeremo dal dialogo a due all’incontro a tre, a quattro, a cinque e possibilmente ancor di più.
Infine il docufilm sarà inevitabilmente una sintesi del percorso ma anche un occasione per mettere in atto dei veri e propri esperimenti in diretta col pubblico.

ABRACADABRA – incantesimi di Mario Mieli
progetto artistico in cinque tappe teatrali e un docufilm
ideato da Irene Serini

*Studio #1 #2 #3
con Irene Serini
Luci e Suono Caterina Simonelli
produzione Irene Serini, Maurizio Guagnetti,
con il sostegno della compagnia IF Prana

*Studio #4
con Irene Serini e Caterina Simonelli
animazioni video di Anna Resmini
produzione Irene Serini e Compagnia IF Prana
con il sostegno di residenza artistica Olinda

*Studio #5
con Irene Serini, Caterina Simonelli, Anna Resmini, Luca Oldani
prodotto da Irene Serini e Compagnia IF Prana con il sostegno di Residenza Artistica Olinda e Teatro della Tosse

primo spettatore Fabio Cherstich

RECENSIONI – Frammenti

[studio #2]

“La lettura che ne offre Irene Serini non è solo accurata e appassionata, ma è soprattutto nuova e sperimentale, persino rivoluzionaria. C’è, in questo, il più fedele e accurato ossequio alla figura di Mieli.”

“Tutto, in questo cerchio magico, è improvvisamente sfumato come i confini di genere, a partire dal corpo della stessa Serini che recupera tutta la sua androginia e si fa strumento libero, plastico, in una mai doma espressione fisica che chiede all’interprete una notevole fatica e sperimenta, al contempo, tutte le prospettive possibili di sguardo.”

Chiara Palumbo – Paneacquaculture

[studio #3]

“Nel complesso l’opera risulta più simile a un quadro astratto eccezionalmente vivido che a un mosaico storico. E, proprio per questo, funziona. Perché, nel destinare lo studio a un pubblico di non esperti, l’autrice-attrice compie l’unica scelta possibile per evitare di scadere nel didascalismo senza sacrificare la chiarezza: togliere qualcosa (ma solo qualcosa) dalla contestualizzazione storica, e comunicare la portata sovversiva di Mieli puntando insieme a lui il dito ai paradossi dell’organizzazione “normale” della società.”

Leonardo Arpino – La Falla il Cassero

“Un’altra autentica esperienza, imperdibile a mio avviso. Attenzione, non si sarà propriamente spettatori, ma persone coinvolte in una situazione di spiazzamento ai confini della magia”

Silvia Napoli – il Manifesto

“Come Mieli ha cercato di scardinare ogni etichetta e ogni aspettativa, così Serini ha composto in maniera analoga il suo spettacolo. La destrutturazione della forma-teatro corrisponde, insomma, alla destrutturazione compiuta da Mieli sulla sessualità”

“… una sciamana impegnata a rievocare il suo sfuggente personaggio, quasi a rivivificarlo, ma più che altro a risucchiare il pubblico in una vertigine di incantesimo che trasformi tutti gli spettatori in altro. Insomma, un rito.”

Stefano – Casi Casi Critici

[studio #4]

“Un lavoro drammaturgico complessissimo, che ha però il merito di trovare soluzioni semplici. Leggibili. Senza perdere in profondità.”

Diego Vincenti – Il Giorno

“Ad affiancare la brava Serini, finora unica interprete, c’è anche Caterina Simonelli; e nella scena spoglia dominata da un esoterico triangolo (omaggio al Mieli alchimista) prendono vita le belle animazioni video di Anna Resmini, capaci di dare forma, con un delicato tratto grafico, prima agli automatismi e poi alle sovversioni del nostro immaginario sul tema del genere.”

Maddalena GIovannelli – Hystrio

“Sulla scena, infatti, non c’è più solo il folle lucido, impersonato da Irene Serini, ma compare una nuova figura, interpretata da Caterina Simonelli. L’io viene affiancato dal tu, l’individuale non è più una monade, il cui universo è caratterizzato solo da sé stesso, ma diventa realtà che si confronta con l’altro. Abracadabra é un dialogo in cui si affronta l’intramontabile binomio essere-sembrare, realtà-apparenza, senza abbandonare il tema alla base del pensiero di Mieli, l’identità di genere.”

Francesca Meraviglia – Ma Se Domani

“Irene Serini e Caterina Simonelli sono strepitose: guidano lo spettatore attraverso le riflessioni di Mieli con una naturalezza da non credere.
Addirittura lo spettatore è confuso su cosa sia reale e cosa sia parte della finzione.
Un umorismo intelligente, delicato e sottile fatto di pause ed istanti di imbarazzo e indecisione.”

Valentina Oliva – Noiminstrels

[#studio5]

“In tempi di sovrapproduzione, debutti obbligati e repertori inesistenti, dedicare cinque anni a un unica ricerca è operazione ardita e visionaria, Ma di questo – di un’opera ardita e visionaria – c’era bisogno per portare a teatro il pensiero di Mario Mieli […] I quattro performer giocano come bambini davanti al pubblico, toccando e scoprendo i corpi dell’altro, e mostrando, così, come la morbosità, la paura e l’istinto a censurare stiano sempre nell’occhio di chi guarda. […] Come nelle tappe precedenti la drammaturgia non insegue alcun intento didattico: le riflessioni di Mario Mieli sono solo il punto di partenza, una possibile rifrazione di temi e questioni, un invito di metodo a non accontentarsi del pensiero dato.”

Maddalena Giovannelli – Hystrio

“Questo libro ci dice che siamo tutti trans […] Avete mai pensato cosa succederebbe se veramente tutti quanti noi fossimo pronti a riconoscerci in questa parola?”.
È una delle tante, opportune domande che scaturiscono dallo spettacolo Abracadabra – incantesimi di Mario Mieli. L’educazione del bambino e della bambina.”

Raffaella Giancristofaro – Duels

“Un’opera divulgativa importante, ma anche un modo di fare teatro emozionante, che dimostra studio, rigore, qualità e che parla alla comunità. Espressione che chi scrive, lo ammette, ha origliato in sala. Ad usarla un signore che, commosso dallo spettacolo, ha paragonato Abracadabra al teatro greco di Atene, quello della catarsi da vivere collettivamente […] Forse il paragone non è per niente esagerato, considerato il torrente di applausi che ha concluso la serata.”

Federico Demitry – likequotidiano.it

TEATRO PERFORMATIVO QUEER

Segnaliamo anche questo saggio di Stefano Casi su Mimesis Journal – scritture della performance in cui si analizza e mette in relazione quattro spettacoli sospesi tra i generi, esemplificativi di una possibile evoluzione della forma teatrale-performativa: Si tratta  di I love my sister di Enzo Cosimi, MDLSX di Motus, Delirio di una trans populista di Andrea Adriatico e il nostro Abracadabra – incantesimi di Mario Mieli [#studio3]. Questo il link Teatro performativo queer / scene fluide degli anni dieci / Stefano Casi / Mimesis Journal

VIDEO PROMO

promo #studio3 https://youtu.be/tRo3Pc3BeV0 / https://youtu.be/M68vDfa8w8A

promo #studio4 https://youtu.be/iFWsTK83ohU

promo #studio5 https://youtu.be/fuI9Wc6tx9E

QUALCHE FOTO 

IRENE SERINI Nel 2002 si diploma Piccolo Teatro di Milano e riceve il Premio Hystrio alla vocazione. A teatro viene diretta da Luca Ronconi (Phoenix di Marina Cveataeva, e Infinities di John D. Barrow); Serena Sinigaglia [Lear (Ovvero tutto su mio padre), 1968, Come un Cammello in una grondaia (lettere dei condannati a morte della resistenza europea), Troiane, Donne in Parlamento…]; Tonino Conte, Alessandro Marinuzzi, Claudio Autelli, Gioele Dix, Filippo Renda… Scrive e interpreto il monologo Moana Porno-Revolution diretta da Marcela Serli. Nel 2011 fonda insieme a Marcela Serli e Davide Tolu: Compagnia Atopos di cui il primo lavoro, Variabili Umane, vince il Premio alle Arti Sceniche Dante Cappelletti. Gli ultimi lavori scritti e interpretati portati in scena la scorsa stagione sono: Abracadabra – incantesimi di Mario Mieli e Italiani Veri. Attualmente fa parte della compagnia Idiot Savant diretta da Filippo Renda. Al cinema partecipa a Diverso da chi? di Umberto Carteni Riccione, La Duecentenaria di Cecilia Irene Missaggia, e a due film indipendenti: Appunti per la distruzione di Simone Scalfidi e La crudeltà dell’angelo di Gianluca Chierici. Inoltre nel 2005 viene pubblicato Racconti in bilico Ed. Acquaviva; e nel 2013 Caleidoscopic* (ebook) Scrimm Edizioni

CATERINA SIMONELLI Diplomatasi nel 2005 alla Scuola del Piccolo di Milano diretta da Luca Ronconi. Terminata la scuola, lavora per un certo periodo in Scozia, nella compagnia internazionale Charioteer Theatre, diretta da Laura Pasetti. Come attrice vince nel 2011 il Premio Virginia Reiter, viene diretta tra gli altri da Marco Baliani, Michela Lucenti, Bruce Myers, Luca Ronconi, Alfonso Santagata, Federico Tiezzi.
Nel 2013 comincia a lavorare come attrice e regista per la compagnia IF Prana, con la quale produce: R…Esistere. 13 buoni motivi per rinunciare al suicidio (2013), vincitore del bando Giovani in Scena; In alto mare (2014), finalista di Scintille Festival Asti Teatro; Grow (2015), coproduzione con la Compagnia Lombardi-Tiezzi, e Pleasure for measure (2016), coproduzione con Tema Cultura di Treviso. Nella Stagione 2015/2016 ha interpretato Goneril nel Lear di Roberto Bacci, nuova produzione del Teatro Nazionale della Toscana. Nel 2017 partecipa con Real Lear (produzione IF Prana) al Roma Fringe Festival, dove vince il Premio come “Migliore Attrice”. Nel 2019 Come direttrice artistica della compagnia IF Prana partecipa al bando produzioni della regione toscana con il progetto Poleis e debutta con tre spettacoli interconnessi fra loro: Mario; I sold my soul; e Until84 tutti prodotti da IF Prana con l’aiuto della Regione Toscana.

ANNA RESMINI Laureata in Storia dell’Arte, si specializza in Filosofia Estetica e coltiva la sua passione per l’illustrazione alla School of Visual Art di New York. Dal 2013 illustra per il Corriere della Sera e nel 2017 collabora con The New York Times, lavora per case editrici italiane ed estere, realizza animazioni e sviluppa progetti creativi per aziende e associazioni socio-culturali.Nel 2017 illustra Abbecedario filosofico per La Nuova Frontiera, nel 2018 per la collana PINO della casa editrice Topipittori illustra il libro Naturalisti in Cucina e nel 2020 sempre per Topipittori illustra Fèlicette. Tra i suoi clienti più recenti Youth Olympic Games – Lausanne 2020, Metropolitane Milano, il brand di moda Corneliani, la cartiera FAVINI e lo studio di animazione Alkanoids. I suoi lavori sono stati selezionati al concorso internazionale Three x Three International Illustration Awards 2016 e 2018. Nel 2016 sviluppa il progetto di illustrazione e suono TATCH per Uovokids e nel 2018 realizza un’installazione interattiva di suoni e immagini per Triennale Teatro dell’Arte. Dal 2017 collabora con Nivule+Pesci Rossi realizzando tessuti illustrati.

LUCA OLDANI Dopo il diploma alla Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, viene diretto da Massimo Somaglino in Sei canti dell’infinito andare di Giuliano Scabia per il Festival Mittelfest. Vince il Calàbbria Teatro Festival dirigendo Piscik dentro e fuori il Giardino tratto da Il Giardino dei Ciliegi di A.Cechov. Nel 2017 fonda insieme a Jacopo Bottani la compagnia Pan Domu Teatro. Meno male che c’è la Luna è Il primo lavoro della compagnia: vince il bando Fili d’Arte, il Premio Giovani Realtà e il Festival Segreto. Incontra la compagnia Idiot Savant di Filippo Renda che lo dirige in Sogno di una notte di mezza estate di W. Shakespeare e Alcesti – una donna tratto da Euripide. L’incontro con Lucia Calamaro lo porta a scrivere, dirigere e interpretare il monologo Assenza Sparsa che viene inserito nella rassegna Scritture promossa da Teatro India/Teatro di Roma, Carrozzerie Not, Fivizzano 27. Lucia Calamaro e Graziano Graziani. Assenza Sparsa vince il Premio Intravisto 2019. Viene diretto da Fernando Sanchez-Cabesudo in Storywalker performance prodotta dalla Real Academia de Espania en Roma. Nel 2020 insieme a Jacopo Bottani apre Venti Acciughe un blog letterario.

[Segno #1 #2 #3]

«Irene mi parlò del progetto Abracadabra chiedendomi di crearle un “simbolo”. Subito è stato chiaro che non uno, ma un intero alfabeto magico era necessario, un caleidoscopio di segni, in cui perdersi e all’interno di ognuno ri-trovarsi, per scoprire il proprio personalissimo punto di equilibrio visivo.

Simboli multipli, circolari, irripetibili, bi- e multi-dimensionali, multilivello, armonici e disarmonici, pieni-vuoti, fuori-dentro, circoscritti e no, inscritti-sbordanti, linee-forme, geometrie real-fantasiose

[Segno #4]

«Triangolare simmetria all’interno di una provocatoria composizione instabile e sbilanciata. Simbolismo di natura umana, natura divina, natura consumistica. Un azzardo vibrante sfondo rosso; rosso coca-cola, rosso McDonald’s, rosso Ferrari, rosso passione porno, rosso naso da clown. Un’evoluzione, un’ascesa, lo svolgere di triangolazioni in molteplici piani senza prospettiva tra finzione, rappresentazione, essenza. Molteplicità trinitià sui generis« 

Christian Tubito

segno #1
segno #2
segno #3
segno #4

[Segni di Christian Tubito]