Roberto Canziani (IL PICCOLO), e Rossana Paliaga (PRIMORSKI) scrivono del lavoro fatto quest’estate con Alessandro Marinuzzi.
“Bene finisce bene” con Marinuzzi
TRIESTE Una sfida al teatro. O almeno, alla maniera in cui siamo abituati a vedere il teatro. Dopo due mesi intensi (e anche accaldati) nelle sale di prova del Rossetti e del Teatro Stabile Sloveno giunge oggi a una prima tappa, con una dimostrazione pubblica, il lavoro di perfezionamento interculturale per attori italiani e sloveni sviluppato dal regista Alessandro Marinuzzi per conto dell’Enfap Fvg (che lo ha inserito nella sua offerta di formazione professionale), assieme a 10 giovani attori di diversa madrelingua. Alla Sala Bartoli del Rossetti, il pubblico potrà assistere oggi a diverse sequenze a cominciare dalle 17, con scansione di 60 minuti ciascuna, fino alle 22. “Bene finisce bene” è il titolo che Marinuzzi ha scelto per questa esperienza, imperniata sul testo shakespeariano di “All’s Well That Ends Well”, ma non indirizzata a mettere in scena l’intera commedia, quanto a studiarne, assieme agli attori, le molteplici possibilità di senso. L’idea è infatti che i 10 attori possono alternarsi nell’interpretare alcuni personaggi, giocando sulle variazioni che la loro voce, la lingua in cui recitano, il loro aspetto fisico, addirittura l’identità sessuale, combinate assieme, possono generare. «Sono convito che si tratta di un’esperienza fondamentale per gli attori. Shakespeare è una materia adatta a questo tipo di ricerche sull’interpretazione, anche perché gli esiti sono sempre spettacolari. E’ un gioco con il teatro, e dentro al teatro, questo a cui invitiamo gli spettatori» spiega Marinuzzi. «E’ un esperienza che ci rende agili, creativi e dinamici nel rapporto con il regista e con i compagni di lavoro. Personalmente sento che la mia libertà interpretativa ne è potenziata” dice Irene Serini, attrice che ha alle spalle gli anni di studio e di rigore alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Dove si è formato anche Andrea Germani (quest’anno fra gli interpreti di “The history boys” del Teatro dell’Elfo), che mette in guardia dal rischio di rimanere imprigionati in un determinato ruolo o in un tipo fisico, “mentre un lavoro come quello di Marinuzzi permette a un attore di trovare corde interiori e sperimentare psicologie ed emozioni altrimenti escluse». Dopo la tappa di verifica odierna lo studio su “Bene finisce bene” continuerà nei prossimi mesi. Il risultato finale sarà ospitato nei cartelloni dei due teatri pubblici triestini (per esempio alla Sala Bartoli nell’ultima settimana di gennaio).
Roberto Canziani