Abracadabra visto da Andrea Pocosgnich

Abracadabra visto da Andrea Pocosgnich

Andrea Pocosgnich di Teatro e Critica è venuto a vedere Abracadabra – incantesimi di Mario Mieli [#studio3] all’ Angelo Mai e ci ha recensito. Mica Male! Auguriamoci sia propiziatorio per gli altri studi magici che vorremmo presentare a Roma.

Nella sala teatrale dell’Angelo Mai ci ritroviamo in cerchio, una serie di sedie disposte attorno a un figura grafica, esoterica, sul pavimento: linee, punte di una stella, quadrati tutto inscritto nella forma circolare.  Troppo facile trovare la quadra del cerchio, la protagonista dirà: «da un certo punto di vista, è molto più interessante far circolare il quadro.» Sono venuto qui per uno spettacolo su Mario Mieli, attivista, filosofo, protagonista della storia della comunità LGBTQ+, invece mi trovo di fronte a un’opera difficile da incasellare, per nulla facile da raccontare, ma soprattutto mi trovo a conoscere, un’artista unica con un approccio originalissimo alla scena. Irene Serini comincia in mezzo al pubblico, occupando una delle sedie vuote, dà il buonasera ad ogni spettatrice e spettatore. Parla di uno spettacolo su Mario Mieli, di uno studio facente parte di un più ampio progetto, corre attorno allo spazio, poi esce di scena e ricomincia. C’è qualcosa di inafferrabile in questa sua capacità di camminare costantemente sulle nuvole, di seminare piccoli indizi (come il richiamo alla Traviata Norma), di aprire parentesi metateatrali che apparentemente non c’entrano nulla ma che invece rimandano a qualcosa di preciso. Il/la medium di questa seduta spiritica (la parola abracadabra è nel titolo di ognuno dei 5 studi) è un clown fuori tempo, un buffone sornione e problematico: pantaloni, camicia e cravatta scuri, capelli corti tirati indietro con il gel. All’occorrenza vestirà anche una mantella con cappuccio con la quale girerà in cerchio nella penombra, un cenno, anche ironico, alla relazione di Mieli con la massoneria. Ecco l’esoterismo nel disegno sul pavimento, riferimento alle ricerche degli ultimi anni, prima che l’attivista trentunenne si tolse la vita.
Serini dissemina spunti e contraddizioni, più che uno spettacolo autobiografico il suo è un atto d’amore e di alchimie teatrali. Nel finale l’attrice inverte lo spazio, inverte la norma appunto, sedendosi sugli spalti dell’Angelo Mai in un commiato delicato e commovente: «Prova anche tu, insieme a me, a non battere le mani e a vedere cosa succede». (Andrea Pocosgnich)

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